Cassazione 2024-il datore di lavoro può commettere il reato di riduzione in schiavitù, previsto dall'art. 600 del codice penale italiano, se è consapevole della condizione di debolezza fisica, psichica o esistenziale della persona offesa
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- Categoria: Sentenze - Ordinanza - Parere - Decreto
- Creato Sabato, 09 Novembre 2024 01:44
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Cassazione 2024-il datore di lavoro può commettere il reato di riduzione in schiavitù, previsto dall'art. 600 del codice penale italiano, se è consapevole della condizione di debolezza fisica, psichica o esistenziale della persona offesa e approfitta di tale condizione per esercitare un controllo opprimente e sfruttare la persona in modo grave e continuativo.
L'art. 600 c.p. punisce chi riduce una persona in schiavitù o in condizioni analoghe, e ciò può includere situazioni di sfruttamento lavorativo in cui la vittima è costretta a lavorare contro la propria volontà, spesso in circostanze degradanti e senza alcuna forma di compenso adeguato. Nel caso di un datore di lavoro che agisce in modo consapevole rispetto alla vulnerabilità della persona offesa, egli potrebbe essere perseguibile penalmente per tale reato, a meno che non possano essere dimostrati altri fattori che attenuino la sua responsabilità.
È importante considerare che la legge italiana prevede una serie di disposizioni per la protezione dei lavoratori e la punizione dello sfruttamento e dei comportamenti illegali in ambito lavorativo.
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