comparto sicurezza: intervento in aula a Montecitorio

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Categoria: Atti Parlamentari
Creato Mercoledì, 30 Maggio 2012 00:15
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Riceviamo e pubblichiamo

ALDO DI BIAGIO. Signor Presidente, rappresentante del Governo, colleghi, la logica, il buon senso o, chiamiamolo semplicemente pragmatismo, imporrebbero all'uomo di Stato di valorizzare e curare lo strumento di cui si ha maggiore bisogno per mantenere un certo grado di sicurezza sociale, soprattutto quando il bisogno è amplificato da eventi e congiunture di certo non facili.
È sotto gli occhi di tutti la difficoltà che sta investendo l'Italia in queste settimane, in cui l'escalation di violenza riporta alla mente momenti drammatici della nostra storia. Malgrado questo scenario critico e le palesi difficoltà, lo strumento della nostra sicurezza, vale a dire donne e uomini delle Forze armate, delle forze di polizia e del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, continuano ad essere bersaglio di limitazioni di varia natura, come se si sottovalutasse il carattere devastante che tanti vincoli rischiano di avere sulla nostra sicurezza, e come se non si considerasse abbastanza importante la tutela del comparto.
Tutelare il comparto sicurezza, significa tutelare la società civile italiana, ma questo sembra uno slancio idealista, più che una prospettiva operativa. Non ci vuole molto: un po' di buonsenso unito ad una leggera dose di lungimiranza. La delicatezza e la complessità del ruolo svolto e dei compiti assegnati al comparto, non sono un optional di cui dimenticarsi quando c'è bisogno di tirare la cinghia, anche perché ci siamo dimenticati già di tante altre cose.
La legge n. 183 del 2010 parla chiaro: ha stabilito che, ai fini della definizione degli ordinamenti, della carriera e dei contenuti del rapporto di impiego e della tutela economica, pensionistica e previdenziale, è riconosciuta la specificità del ruolo delle Forze armate, delle forze di polizia e del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, per cui la specificità non è qualcosa che ci siamo inventati, ma un elemento fondamentale dell'operatività e dell'organizzazione dell'intero comparto.
Questi lavoratori operano in un sistema di vincoli del tutto peculiari e con condizioni di impiego altamente usuranti che presuppongono il costante possesso della idoneità psicofisica e il mantenimento di standard di efficienza operativa periodicamente verificati e testati, anche mediante controlli medici, prove fisiche e severe prove di addestramento, senza mai dimenticare che ogni anno centinaia di militari, agenti e vigili del fuoco perdono i requisiti di idoneità anche a seguito di cause di servizio o contraggono malattie permanenti.
A questi, ovviamente, si aggiungono quanti cadono nell'adempimento del proprio dovere. Bisogna fermarsi per un istante e capire esattamente in che modo si concretizzano talune scelte di Governo, capire che riflessi hanno determinate equiparazioni o determinati tagli. Sta proprio in questo il problema: nello scollamento che talvolta, e in maniera drammatica, si struttura tra Governo e società; ma quando questo scollamento coinvolge la nostra sicurezza, mettendo anche sotto i riflettori tutte le lacune che ne derivano, Futuro e Libertà per il Terzo Polo non ci sta.
Perdonatemi, ma appare il paradosso di un comparto impoverito, indebolito, quasi svuotato, che in questo dato momento storico, rappresenta un elemento allarmante che stride con le reali esigenze dei cittadini e dello Stato. Basti osservare con attenzione i tanti operatori delle forze dell'ordine e di polizia che sono talvolta impossibilitati a prendere le vetture di servizio, perché prive di carburante. Penso anche alle gravi carenze di organico che si registrano nei vari corpi e comparti e che limitano enormemente le potenzialità in termini di repressione del crimine.
Guardo alle caserme, ai commissariati e alle tante strutture funzionali che lo Stato prende in affitto da privati, con canoni esosi e insostenibili, mentre spesso paradossalmente i privati hanno anche profili discutibili e sono talvolta implicati in affari loschi. Penso ai tanti - ma tanti - beni immobili e mobili confiscati alla malavita, che potrebbero rappresentare una fonte di rafforzamento per il comparto sicurezza.
Con una risoluzione a firma Futuro e Libertà per il Terzo Polo, che verrà discussa in settimana, in I Commissione (Affari costituzionali), a proposito dell'indebolimento della Direzione investigativa antimafia, abbiamo voluto segnalare al Ministro questo paradosso: una Direzione investigativa di eccellenza, depotenziata e svilita sotto il profilo operativo, funzionale e retributivo, a mio avviso rappresenta la metafora di quanto si discute oggi.
Appare interessante evidenziare che le attività di contrasto alla criminalità organizzata, consentono il recupero di notevoli risorse che confluiscono nel Fondo unico di giustizia. Sarebbe percorribile l'ipotesi di accedere ad una percentuale, sebbene limitata, di questo Fondo, per colmare le lacune del finanziamento al comparto sicurezza.
Signor sottosegretario, dobbiamo cominciare a ragionare in termini di maggiore armonizzazione e non più di selvaggia razionalizzazione, anche sul versante dei troppi e diversi ruoli e gruppi all'interno dello stesso comparto. È necessario privilegiare le funzionalità rispetto alle duplicazioni e all'accavallamento operativo. Questo vuol dire ottimizzare ed è forse su questo punto che si dovrebbe ragionare insieme.
Non voglio più sentir parlare di equiparazione e di sacrifici per tutti! Questo è un discorso che rivela una buona dose di mancata conoscenza dell'argomento e delle derive che queste scelte hanno. Noi non lo accettiamo! È abbastanza chiaro che sotto certi profili è una forzatura equiparare il personale del comparto sicurezza ad altri lavoratori del settore pubblico, a maggior ragione se si parla del tanto famigerato versante previdenziale. Su questo argomento l'equiparazione sa quasi di beffa. L'efficienza psicofisica del personale è una condizione indispensabile dell'efficienza funzionale e organizzativa della struttura operativa. Su queste premesse si fonda la differenza della disciplina previdenziale, che è riconosciuta in buona parte dei Paesi europei.
Il decreto-legge cosiddetto «salva Italia», prevedeva misure di armonizzazione dei requisiti di accesso al sistema pensionistico, tenendo conto delle obiettive peculiarità ed esigenze dei settori di attività, nonché dei rispettivi ordinamenti del personale del comparto sicurezza. Alla specificità del comparto occorre sottoporre anche la disciplina attuativa. Pertanto, alla luce di tale normativa, il regolamento di armonizzazione in materia pensionistica si dovrebbe configurare come un procedimento attuativo della specifica dell'intero comparto. Non dimentichiamo che già la legge n. 243 del 2004 prevedeva che gli addetti al comparto, per la stessa specificità, fossero esclusi dal processo di innalzamento dell'età pensionabile. Sebbene la legge avesse previsto diversamente, non si è ancora proceduto all'istituzione di forme pensionistiche integrative e complementari per il personale del comparto sicurezza e difesa.
Non dimentichiamo, poi, che parlando di un comparto specifico, è determinante la partecipazione delle rappresentanze del personale nella fase di definizione ed emanazione dei provvedimenti. Tale prassi non risulta essere stata seguita nell'ambito della delega di cui al provvedimento cosiddetto «salva Italia». È come se, in nome dell'urgenza e del fare cassa, si fosse derogato a tutta una serie di condizioni importanti e non trascurabili.
Tutelare la specificità, anche ai fini previdenziali, del personale, che per esigenze funzionali dovrebbe essere tenuto a lasciare il servizio prima degli altri lavoratori pubblici e privati, rappresenta un dovere cui il Governo non può venire meno, date le pesanti conseguenze che questo genere di intervento limitativo avrà sul medio e lungo periodo. Appare opportuno, come evidenziato nella mozione a firma di Futuro e Libertà per il Terzo Polo, che venga istituito, con assoluta urgenza, un tavolo di concertazione con le relative rappresentanze sindacali, al fine di giungere a un regolamento, i cui contenuti siano condivisi, nel quale riconoscere, in maniera inderogabile, la peculiarità degli operatori del settore.
Sarebbe, inoltre, auspicabile avviare, contestualmente alla stesura del regolamento di armonizzazione, le procedure di concertazione atte al riconoscimento di forme pensionistiche complementari, salvaguardando il personale attualmente in servizio e già assoggettato al cosiddetto sistema contributivo puro. Non trascuriamo, poi, l'esigenza di assumere adeguate iniziative di carattere normativo, volte a consentire il riordino dei ruoli e delle carriere del comparto.
Signor Ministro, signor sottosegretario, c'è molto da fare per ridare dignità al comparto rispetto alla società civile. Dobbiamo entrare nell'ottica che la serenità di chi provvede alla nostra sicurezza è la nostra serenità. Su questo, noi di Futuro e Libertà per il Terzo Polo, siamo intransigenti, perché questa rappresenta una delle premesse della nostra azione e del nostro pragmatismo. Deroghe a tale principio, animate da esigenze di bilancio e di cassa, non le comprendiamo e non vogliamo comprenderle. Crediamo che il Governo, in nome del buon senso, possa fare un doveroso passo indietro e mettere al centro di ogni intervento il rispetto di chi, con abnegazione, rappresenta la sicurezza del Paese.
Carissimi
Sperando di fare cosa gradita invio in allegato nota del mio intervento in aula a Montecitorio per Futuro e Libertà del 28 maggio 2012 relativo al comparto sicurezza
Cordialmente
Aldo Di Biagio
Capo Segreteria Politica Futuro e Libertà