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C’era una volta… il G8 a Genova

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C’era una volta… il G8 a Genova
di Orlando Botti*



A dieci anni di distanza dai gravissimi fatti accaduti a Genova nel corso del G8 e specificatamente dalle violenze perpetrate alla Scuola Diaz e al Reparto Mobile occorre, se si ha nel proprio dna un piccolissimo senso della dignità e dell’onore, fare un punto sulla situazione portata a termine dalla Polizia di Stato e dalle altre Forze di polizia.
Soprattutto, lo dovrebbero fare i sindacati di polizia che su tali accadimenti e sulle vergognose promozioni sul campo degli alti vertici condannati in appello hanno posto in essere un silenzio assordante facendoli passare tranquillamente come normali procedure senza mettere in atto una durissima, obbligatoria e ferma protesta.
Ciò premesso, da vecchio Carbonaro del Movimento, da ex Segretario provinciale del Siulp e soprattutto da cittadino, ho letto e riletto i numerosi libri sull’argomento e rivisto molti filmati in dvd (fortunatamente la rete permette di poter vedere tutto quello che i mass media, più o meno governativi, non hanno il coraggio, la dignità e l’onore di portare a conoscenza dei cittadini).
Da tali riscontri emerge una verità sconvolgente che mai e poi mai immaginavo potesse concretarsi dopo le lotte inenarrabili per acquisire i diritti costituzionali sanciti dalla Legge 121/81 appunto conquistati sul campo.
Un muro di silenzi, di omertà, di etica sconfessata è stata artatamente posta in essere affinché la magistratura, avesse di fronte un fortino invalicabile e invincibile.
Grazie a magistrati coraggiosi e coscienziosi una parte di verità è stata acclarata e le responsabilità degli alti comandi sono state rese evidenti e incontestabili.
Nonostante le condanne con sentenza in Appello gli alti funzionari, di cui non intendo neppure ricordare facce e nomi, sono stati promossi sul campo come specificavo, con provocazioni evidenti, in barba alle normalissime regole di opportunità e di trasparenza.
Promuovere a Questore della Repubblica uno di questi personaggi è come avere avvelenato i pozzi della democrazia interna dell’apparato, conquistata con tanti sacrifici.
Il Capo della Polizia Manganelli, che al suo avvento aveva con forza sottolineato la trasparenza del suo compito, con la costruzione di una nuova concezione della Polizia, è il primo sconfitto e lascio alla sua coscienza l’onere e l’onore dell’etica esercitata.
Nell’intervista a La Repubblica del novembre 2008, il Capo della Polizia aveva detto “…Abbiamo ai vertici dei reparti, investigativi e operativi in genere, persone pulite. Dal luglio dello scorso anno, io sono il loro garante e mi assumo, come ho già fatto, la responsabilità per gli errori che possano commettere. Sto scrivendo l’ultimo capitolo della mia storia professionale e non lo macchierò certo per reticenza, per viltà o per convenienza”.
Dopo tali asserzioni altisonanti corre l’obbligo di fargli alcune doverose domande:
COME MAI, con queste immense promesse, al di là delle condanne avvenute, ancora oggi non ha punito i funzionari responsabili del posizionamento delle bombe molotov all’interno della scuola Diaz che erano state rinvenute e sequestrate in altro luogo (questo episodio si può vedere in un filmato Rai tranquillamente…).
COME MAI, quasi tutti i funzionari sentiti in processo si sono avvalsi della facoltà di non dare risposte ai magistrati e non si sono presentati ai processi per rispondere alle domande lecite degli stessi, dando ai cittadini la netta impressione di essere al di sopra delle regole?
COME MAI, non ha intrapreso provvedimenti avverso l’agente che falsamente aveva denunciato di avere ricevuto una coltellata al giubbotto anti-proiettile?
COME MAI, non ha fatto punire l’agente che tramite conversazione telefonica con un collega dice testualmente, riferendosi alla morte di Carlo Giuliani, “Siamo uno a zero”?
COME MAI, benché numerosi filmati, inequivocabilmente,dimostrino che i Black-Bloc sfilano con tamburi per poi tranquillamente rompere selciati armandosi con pezzi di essi per poi scagliarli contro le Forze di polizia non sono stati bloccati nelle loro azioni devastatrici susseguenti, identificati e arrestati ? ( In quei momenti le Forze dell’ordine si trovavano a 100 metri dai predetti criminali).
COME MAI l’intelligence dei servizi segreti e degli strateghi operativi non ha fatto tutto il possibile per evitare che i Black-Bloc venissero e operassero nel nostro Paese tranquillamente senza essere intercettati?
COME MAI, si trova promosso sul campo ed è ancora in servizio il funzionario Perugini che colpisce al volto con un calcio un minorenne davanti alla Questura di Genova durante il G8 mentre viene espulso dal Corpo Matteo Federici colpevole di aver pronunciato su un mezzo della Polizia che libero dal servizio poteva anche sfilare in una manifestazione pubblica avversato da un collega al grido “Per te ci vorrebbe Mussolini”?
COME MAI, è stato possibile non fare pervenire alla magistratura, che l’aveva richiesta formalmente, l’identificazione di un agente picchiatore con un codino fluente in servizio addirittura e nientemeno che nella Questura di Genova? (Poi scoperto da altri durante una fase del processo in quanto questo “capolavoro di nuovo poliziotto” pensava di passare inosservato, mentre tranquillamente e provocatoriamente assisteva alle varie fasi del rito).
COME MAI, è stato possibile non giungere alla identificazione richiesta dalla magistratura dell’ultimo firmatario del verbale dell’attacco alla Diaz?
COME MAI, si continuano a usare in ordine pubblico gas CS non consentiti e pericolosissimi per i dimostranti ma anche, incredibilmente, per gli operatori di Polizia che li esplodono (durante il G8 ne furono esplosi ben 6.200 – atti della Commissione Parlamentare -)?
COME MAI, si continuano a sparare candelotti ad altezza d’uomo?
COME MAI, nei filmati si possono osservare, senza tema di smentita, agenti che scagliano pietre contro i manifestanti, episodi accaduti anche nelle ultime manifestazioni degli anti- Tav ?
COME MAI, dopo la smilitarizzazione messa in atto con l’avvento della Riforma 121/81 che aveva giustamente creato una nuova polizia “civile” incredibilmente, la rinnovata attuale azione di selezione del personale viene riservata a chi ha prestato servizio volontario nelle Forze armate con contestuale ri-militarizzazione strisciante e anti-riformatrice del corpo di Polizia ?
COME MAI, non viene messa in atto una normativa che con codici alfanumerici possa fare identificare il personale operante in ordine pubblico?
COME MAI, un organismo indipendente che possa monitorare il rispetto dei diritti umani non viene nominato appunto per avere un chiarimento super partes degli accadimenti in ordine pubblico?
COME MAI, sono in attesa di riparazione 6.300 autovetture su 19.000 in organico alla Polizia?
COME MAI, il debito della Polizia raggiunge 26 milioni di euro per la benzina che viene contingentata?
COME MAI, su 39 ponti radio della Polizia a Palermo ben 29 non funzionano?
COME MAI, su 4.000 poliziotti che andranno in pensione soltanto 980 di loro verranno sostituiti?
COME MAI, il 50% degli uffici di polizia non rispetta la Legge 626 sulla sicurezza?
COME MAI, la Polizia di Stato non ha più nelle casse neppure il denaro per le spese ordinarie?
Si può aggiungere, al di là dei su accennati COME MAI, che, notato il punto apicale raggiunto delle “inadempienze” governative che hanno sfasciato la Polizia di Stato, si è giunti al capolavoro operativo ministeriale di fare manifestare tutti i sindacati di destra e di sinistra davanti al Viminale: un punto mai raggiunto stante la gravissima situazione oramai davanti agli occhi di tutti i cittadini.
Dopo lo scandalo esploso in Inghilterra sul caso Murdoch, il Capo della Polizia si è dimesso dichiarando “ io sono innocente, ma siccome soltanto un sospetto potrebbe mettere in difficoltà il Governo e il Corpo da me diretto, mi dimetto”. Dopo questo atto si è dimesso anche il suo vice.
Viene da sorridere molto amaramente constatando il senso etico di questi altissimi dirigenti se lo compariamo con quello posto in essere dai nostri funzionari che, colpiti da condanne in appello, non soltanto non sono stati puniti e sospesi dal servizio, ma sono stati “promossi sul campo” ad altissimi incarichi e non hanno ritenuto di doversi dimettere dai loro importanti incarichi.
Ma è necessario sottolineare che ai feriti della scuola Diaz e ai feriti violentati del Reparto Mobile di Bolzaneto non è stata spesa una sola parola di scuse per l’accaduto dai vertici centrali dello Stato.
Un comportamento gravissimo che lede ancor più animi oltraggiati da comportamenti non consoni a una Polizia democratizzata dalla Legge 121/81.
Tanto premesso mi restavano due compiti da compiere assolutamente: siccome nessuno ha chiesto scusa al giornalista inglese Mark Connel, massacrato e ridotto quasi in fin di vita davanti alla Diaz, sono andato io personalmente, come ex appartenente alla Polizia di Stato, a consegnargliele formalmente, a Genova, in occasione del decennale da quei tristissimi avvenimenti. La mia coscienza e la mia etica mi hanno obbligato ad unirmi ai 30.000 manifestanti in nome dei principi che mi avevano ispirato per dare a questo Paese una Polizia veramente democratica per cui ho sfilato assieme a persone che credono ancora, sebbene gli esempi a cui assistono quotidianamente siano inverecondi, in un Paese democratico e in una Polizia di egual fatta.
Il secondo compito l’ho compiuto ringraziando il magistrato Enrico Zucca che, contro dei muri quasi invalicabili costruiti ad arte sul suo cammino, ha tenuto duro e con serietà e concretezza ha portato a termine un compito incredibilmente difficile ma lo ha fatto perché è una persona, un uomo delle Istituzioni a cui si è tenuto saldo con corpo e anima.
Da alcune sue parole, se lo si vuole, si può volare in alto: “ Mi limito a pensare, a processi conclusi, che le promozioni degli imputati sono un modo evidente di mettere i magistrati di fronte a un fatto compiuto, una pressione indiretta che non giova alla serenità di giudizio. Non è un caso se la Corte europea dei diritti dell’uomo ha stabilito il principio cogente per cui il rappresentante dello Stato posto sotto processo in casi del genere deve essere sospeso e, se condannato, rimosso”.
Alla fine di questo arduo ma obbligatorio percorso, se qualcuno non avesse compreso il principio etico che mi ha guidato a comporre questo scritto, gli ricordo quanto partorito da Amnesty International, la più nota organizzazione di tutela dei diritti umani, premio Nobel per la pace nel 1977: “Nel luglio 2001 vi è stata in Italia una violazione dei diritti umani di proporzioni mai viste in Europa nella storia più recente. Le giornate del 20 e 21 luglio, in cui si stava svolgendo il G8 a Genova, sono state contrassegnate da attacchi indiscriminati, sistematici e gratuiti ai manifestanti pacifici. Si tratta della più vasta e cruenta repressione di massa della storia europea recente”.
Non ci sono pertanto alibi che possano scaricare le responsabilità di chi ha consentito questi accadimenti e per chi ha tentato di bloccare il percorso della Giustizia, a loro dedico due aforismi che potrebbero essere utili:
Bertold Brecht: “Ci schierammo dalla parte del torto perché gli altri posti erano stati tutti occupati”.
Fabrizio De Andrè: “Per quanto voi vi crediate assolti siete per sempre coinvolti”.

*ex Ispettore Capo della Polizia di Stato

 

 

   

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