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Neuroni staminali embrionali per curare il Parkinson

Dettagli

Salute/

Neuroni staminali embrionali per curare il Parkinson
Trapiantati con successo in animali malati

Roma, 7 nov. (TMNews) - Uno studio pubblicato online dalla
rivista scientifica Nature apre una nuova strada nella ricerca
sulle malattie neurodegenerative grazie all'uso di cellule
staminali embrionali umane. Ricercatori di quattro istituti
americani guidati da Lorenz Studer del Memorial Sloan-Kettering
Cancer Center di New York, hanno sviluppato un nuovo metodo per
trasformare le cellule staminali embrionali umane in neuroni
cerebrali. Trapiantate in animali, le cellule sono in grado di
sopravvivere e integrarsi nel sistema nervoso producendo
dopamina, la sostanza il cui deficit è alla base di malattie come
il morbo di Parkison.

Il lavoro è co-finanziato da Neurostemcell, un consorzio di
ricerca che include 16 partners in 6 paesi Europei e uno negli
Stati Uniti. Le cellule staminali embrionali sono in grado di
dare origine ad ognuno degli oltre 200 tipi cellulari che
compongono il nostro organismo. I ricercatori americani hanno
messo a punto un sistema innovativo per dirigere il
differenziamento di queste cellule, guidandone la trasformazione
in neuroni dopaminergici (produttori di dopamina), cioè quella
classe di cellule nervose che degenerano nel cervello dei
pazienti affetti dal morbo di Parkinson.

Da oltre un decennio si producono in laboratorio cellule simili
ai neuroni dopaminergici partendo da staminali umane, ma i
neuroni "rigenerati" sono stati finora incapaci di sopravvivere e
integrarsi nel cervello dopo il trapianto, e hanno la pericolosa
tendenza a crescere in modo incontrollato, con il rischio di
tumori. Per ovviare a questi limiti Studer e colleghi hanno
sfruttato le nuove conoscenze sullo sviluppo del sistema nervoso
guidando il programma genetico delle staminali verso la
trasformazione in "autentiche" cellule dopaminergiche,
praticamente indistinguibili da quelle presenti nel cervello
umano.

I ricercatori hanno poi trapiantato le cellule in tre modelli
animali affetti dal morbo di Parkinson: topi, ratti e infine
scimmie. Le cellule trapiantate hanno mostrato ottime capacità di
sopravvivenza e di integrazione a lungo termine, comportandosi
come normali cellule dopaminergiche. Inoltre non proliferano in
modo incontrollato, scongiurando così il rischio di di tumori. In
topi e ratti affetti da Parkinson, infine, il trapianto ha
contrastato alcuni sintomi della malattia. La disponibilità di
queste nuove cellule aiuterà le ricerche di base ed è il primo
passo verso future applicazioni cliniche. Gli autori precisano
comunque che si tratta ancora di risultati di laboratorio, e
nessuno è in grado di dire se e quando saranno applicabili ai
pazienti.

Red/Apa

071337 nov 11


   

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