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Interpellanza urgente 2-01236 - la criminalità organizzata, sia nazionale che autoctona, si è ormai stabilmente insediata

Dettagli

Atto Camera

Interpellanza urgente 2-01236
presentata da
EMANUELE FIANO
lunedì 17 ottobre 2011, seduta n.536

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere - premesso che:

la criminalità organizzata, sia nazionale che autoctona, si è ormai stabilmente insediata in ampie aree del territorio nazionale mostrando di saper abilmente sfruttare qualsiasi smagliatura del sistema legislativo e giudiziario;

ha un volume d'affari quantificato in 311 miliardi di euro nei 27 Paesi dell'Unione europea, classifica nella quale l'Italia è seconda, con 81 miliardi, secondo quanto emerso in un convegno tenuto a Napoli a maggio scorso, nel prologo del Festival dell'economia di Trento: stima inferiore al reale per la difficoltà di quantificare risorse sottratte all'economia attraverso corruzione e controllo di attività illegali;

secondo un dossier della Banca d'Italia intitolato «I costi economici della criminalità organizzata», le mafie sottraggono al Mezzogiorno il 15 per cento del prodotto interno lordo procapite;

tali dati confermano che le mafie rappresentano un grave problema di sicurezza pubblica ed un ancor più pressante problema di ordine economico impedendo lo sviluppo delle regioni del Sud e falsando l'economia del Nord;

i sistemi di contrasto necessitano di continue evoluzioni che consentano non solo di reprimere ma anche soprattutto di prevenire gravi fenomeni di inquinamento della società civile;

il Governo ha fatto della lotta alla criminalità organizzata una dei pilastri fondanti della sua politica sulla sicurezza senza che alla parole abbia fatto seguito l'adozione di misure coordinate e di adeguati investimenti;

a fronte di un'organizzazione ormai sempre più strutturata secondo criteri imprenditoriali che fa della pianificazione del proprio agire uno dei pilastri della gestione delle attività illecite vengono riproposti modelli di contrasto inefficaci consistenti nell'adozione di misure tampone verso eventi che appaiono gestiti come se si versasse di continuo in una situazione emergenziale;

a tale, ad avviso degli interpellanti, incomprensibile logica risponde la creazione di sempre più numerosi, settoriali, gruppi di lavoro chiamati ad occuparsi di singole realtà criminali, parcellizzando l'attività antimafia, come sta accadendo nel caso degli appalti per la ricostruzione dell'Aquila, nel caso dell'Expo Milano 2015, e dalla TAV, lavori pubblici per i quali sono stati creati, presso la direzione centrale della polizia criminale, nuovi organismi interforze con notevole dispendio di risorse economiche nonché di personale;

ai proclami del Governo in tema di lotta al crimine organizzato hanno fanno riscontro una serie di tagli indiscriminati che hanno colpito le forze dell'ordine e gravemente compromesso la funzionalità dell'attività di contrasto al crimine, dando agli operatori di polizia una sensazione di isolamento mai avuta prima, come dimostrano le sempre più frequenti proteste di piazza;

tra le struttura maggiormente penalizzate in termini di risorse umane e professionali figura al Direzione investigativa antimafia creata nel 1991 con la legge n. 410, fortemente voluta da Giovanni Falcone, al fine di allineare il sistema di contrasto italiano a modelli organizzativi già efficacemente collaudati in altri Paesi, dotando il nostro Paese di un organismo omologo a strutture investigative, quali FBI e BKA, con una forte vocazione al contrasto del crimine organizzato;

dalla data della sua creazione si è assistito ad una costante riduzione dei fondi passati dai 28 milioni di euro nel 2001 agli attuali 15 milioni di euro nel corrente anno, di cui 5 accordati in un secondo momento, ed attinti dal fondo, «spese impreviste», non sufficienti neanche a pagare le spese correnti ed i contratti in corso, stimati in 9 milioni di euro;

tale «naturale» depauperamento, scaturito dalla mancata attuazione del dettato normativo, è stato in parte assorbito dalla continuità garantita dal personale formatosi, nel corso degli anni, anche attraverso complesse attività addestrative, finalizzate all'elaborazione di metodologie di contrasto alla mafia, sempre più professionali, fondate non solo sulla mera repressione dei delitti ma specialmente sulle attività di analisi dei fenomeni criminali;

nonostante questo, grazie alla professionalità degli operatori della direzione investigativa antimafia, sono in aumento i risultati conseguiti in materia di monitoraggio degli appalti e di sequestri che, dal 2009 al primo semestre 2011 la direzione investigativa antimafia hanno raggiunto l'importo di 5,7 miliardi di euro di beni sequestrati e 1,2 miliardi di euro di beni confiscati;

tutto ciò rende la direzione investigativa antimafia in termini aziendalistici, «un'azienda in attivo» che contribuisce in maniera consistente ad implementare le risorse del Ministero dell'interno e della giustizia -:

quali siano le ragioni per cui si prospettino ulteriori tagli che renderebbero inoffensiva la direzione investigativa antimafia invece di proporre risparmi di spesa ottenuti da una gestione più oculata delle strutture se solo si ha riguardo ai costi di locazione dello stabile che ospita direzione investigativa antimafia, direzione centrale servizi antidroga e direzione centrale della polizia criminale, pari a circa 17 milioni di euro l'anno o destinando parte dei patrimoni confiscati alla stessa direzione investigativa antimafia che in tal modo si autoalimenterebbe;

per quali motivazioni si continui a mortificare la struttura distaccando personale altamente qualificato in gruppi di lavoro, ad avviso degli interpellanti, superflui, laddove quella stessa attività è già svolta efficacemente dall'«osservatorio centrale sugli appalti» (O.C.A.P.), istituito presso la direzione investigativa antimafia preposto a svolgere l'attività di monitoraggio con riguardo alle opere pubbliche di carattere strategico, individuate ai sensi della legge n. 443 del 2001, istituito per coniugare le esigenze di vigilanza centralizzata con quelle di intervento mirato sul territorio;

per quali motivi non si sia mai data attuazione alle previsioni della legge n. 410 del 1991, in particolare alla norma che conferisce alla struttura il coordinamento delle indagini in materia di criminalità organizzata, facendo obbligo agli ufficiali ed agenti di polizia giudiziaria di fornire ogni possibile collaborazione ed alla norma che prevede la creazione di un ruolo unico del personale della direzione investigativa antimafia ponendo fine alla mortificazione del personale continuamente scavalcato nella progressione in carriera;

perché non si smentisca con chiarezza l'ipotesi di cancellare il trattamento economico aggiuntivo corrisposto a tutto il personale in servizio presso le sedi della direzione investigativa antimafia, che comporterebbe una chiara ed irreversibile demotivazione di chi l'antimafia la fa quotidianamente con ottimi risultati nonostante i tagli;

se sia in alcun modo allo studio del Governo l'obiettivo di chiudere un importante strumento dell'antimafia come la direzione investigativa antimafia.
(2-01236)
«Fiano, Villecco Calipari, Ventura, Minniti, Meta, Naccarato, Garavini, Andrea Orlando».

   

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